Nosce te ipsum

Ha mai letto educazione siberiana“? chiede la voce alle mie spalle. “Ecco sembra che il suo passato sia simile a quello del protagonista del racconto. Un passato dove la violenza e altre regole condivise, fuori dalle normali regole della società, dettano il rapporto tra gli uomini“. Per ogni colpo sferrato o preso era stata infranta una regola. Per ogni frase, comportamento, la legge del contrappasso ha sempre risposto. Non mi è mai piaciuta la violenza fine a se stessa, la mia parte intellettuale l’ha sempre e solo vista come prevaricazione, ma l’ho usata quando necessario. Come riparazione e riequilibrio delle cose.

Qui non ci sono romanzi.

La linea di confine tra violenza e aggressività a volte può essere molto sottile. Nel suo caso la violenza non è stata solo esterna, ma interna, contro lei stesso“. Fare cose che portano a vicoli ciechi sapendo che non c’è una via di uscita. Prendersi carico di situazioni che possono causare un danno personale sapendo del rischio evidente. Aiutare persone che possono solo trascinarti a fondo. Missioni suicide o ad alto rischio di fallimento.

Le zone di guerra sono una continuazione

Altro argomento di discussione questo, dove si innestano molte altre cose. A volte serve usare la violenza per forzare le cose, romperle, crearsi un passaggio verso il traguardo. Raggiungere il pelo dell’acqua per respirare. Sopravvivere. L’aggressività aiuta a tenere le antenne alzate, a reagire. Violenza e aggressività non sono però la stessa cosa. L’aggressività può anche essere positiva e può non essere rivolta verso qualcuno; la violenza è il mettere in atto quell’aggressività verso qualcosa, qualcuno e spesso verso noi stessi.

Le cicatrici. Piccoli segni lasciati dai frammenti taglienti di una bottiglia. Per rendere quel colpo indietro, ristabilendo le cose, ho atteso più di un anno. Ma non ha senso più da molto tempo quella visuale. Lo sforzo più grande è quello della battaglia interiore. Le cicatrici invisibili sono quelle che ancora pulsano sotto la pelle e i muscoli e quelle sono le più difficili da lenire.

Il bilanciere è a terra. Carico due dischi da 25 e uno da 5 per parte. In totale ottanta chilogrammi. Il mio peso adesso è 67-67,5 kg. Le serie sono tre da dieci ripetizioni ciascuna. Un minuto e mezzo di pausa. Ogni serie, sommando i dieci stacchi da terra, sono ottocento chili. Stringo quanto più possibile la cintura di cuoio. E parto. L’esecuzione deve essere precisa. Il sudore e la respirazione aumentano progredendo. Le terza serie si fa sentire. Ed è allora che lascio libero sfogo alla mia aggressività scaricandola ad ogni ripetizione. La violenza diretta verso le mani agganciate al ferro. La mente concentrata negli ultimi colpi verso qualcuno o qualcosa che fa solo uscire nuova rabbia. Il cuore scoppia.

Tutti hanno un Dio totem al quale dare fuoco. Tutti una Sirena verso la quale scagliare saette di lava. γνῶθι σαυτόν, conosci te stesso.

Vedo sì, Prometeo, e voglio darti il consiglio migliore, anche se tu sei già astuto. Devi sempre sapere chi sei e adattarti alle regole nuove: perché nuovo è questo tiranno che domina tra gli dèi. Se scagli parole così tracotanti e taglienti, subito anche se il suo trono sta molto più in alto, Zeus le può sentire: e allora la mole di pene che ora subisci ti sembrerà un gioco da bambini

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