Vergogna americana

Un post politico, che interrompe una serie di racconti. Ma è necessario. Il senso di nausea è al limite per quanto successo in Afghanistan.

Vergogna. L’unica parola che viene in mente per definire il frettoloso ritiro americano dall’Afghanistan. L’amministrazione Biden si è comportata in maniera cinica e disgustosa. Gli analisti non potevano non sapere quello che sarebbe successo e hanno mentito davanti alle televisioni, insieme al Presidente degli Stati Uniti e al suo entourage. Che fino all’ultimo ha distorto la realtà.

Secondo il SIGAR (Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction) creato dal Congresso per monitorare i progetti di ricostruzione finanziati in Afghanistan, dal 2002 ad oggi sono stati spesi circa 144,98 bilioni di dollari.

Nel suo ultimo rapporto al Congresso degli Stati Uniti, l’Ispettorato ha espresso “serie preoccupazioni circa gli effetti corrosivi della corruzione e la discutibile accuratezza dei dati sull’effettiva forza militare degli afgani. Per mesi, gli ufficiali del Pentagono hanno insistito su quello che, secondo loro, era il vantaggio numerico tenuto dalle forze regolari afgane contro i talebani, 300mila contro 70mila. Numeri gonfiati, che ricordano lo scandalo dei soldati fantasma avvenuto in Iraq con la debacle di Mosul nel 2014. L’Isis travolse l’esercito iracheno. In questo articolo del Combating Terrorism Center dell’Accademia militare di West Point, ‘Afghanistan’s Security Forces Versus the Taliban: A Net Assessment’, è spiegato molto bene quali sono i numeri in campo e la loro efficacia.

Ancora una ‘lesson learned’ mancata.

Nel rapporto del luglio 2021, SIGAR ha scritto che sono stati spesi più di 88 miliardi di dollari per la sicurezza dell’Afghanistan. “La domanda se quel denaro sia stato speso bene alla fine avrà una risposta dall’esito dei combattimenti sul campo”.

La lista degli errori americani è lunga. Equipaggiamenti hi-tech dati in mano a soldati largamente analfabeti e su un territorio dove solo il 30% c’è copertura di energia elettrica, voluta sovrastima delle capacità effettive dei militari afgani, promesse di supporto non mantenute, smantellamento di una rete logistica vitale.

“Abbiamo costruito un’aeronautica che dipendeva dai contractor esterni per la manutenzione e poi tirato fuori i contractor”, ha detto alla radio pubblica NPR Ronald Neumann, ex ambasciatore a Kabul sotto il presidente George W. Bush.

Delle incognite sul paese ne avevo scritto qui in questo articolo dello scorso 17 maggio.

Una sconfitta militare che nella sua dinamica di ritiro, ricorda la rovinosa ritirata di Saigon del 1975. Gli americani sono Hollywood. Solo quello. Teatrali in ogni loro cosa, pensano di vivere su set di un film. E l’unica cosa che sanno fare bene infatti, è il cinema. Incapaci di vincere una guerra da decenni. Incapaci di gestire strategie di Post conflict operation. Artefici di disastri inenarrabili in Medioriente.

Gli unici ad avere i banchetti in mensa, tipo fast food, dentro le basi militari, come se stessero alla fiera paesana dell’hot dog. Pecorai che hanno permesso il saccheggio del museo di Baghdad. Inconsistenti, ignoranti e autocentrici.

Il presidente Biden sarà ricordato per l’infamia della sconfitta e del ritiro afgano e per aver condannato a morte decine di migliaia di persone.

The Biden administration failed to heed the warnings on Afghanistan, failed to act with urgency—and its failure has left tens of thousands of Afghans to a terrible fate. This betrayal will live in infamy. The burden of shame falls on President Joe Biden” scrive George Packer su The Atlantic.

l’inconsistenza della politica estera americana è sotto gli occhi di tutto il mondo.

In Afghanistan ci sono stato una sola volta, nel 2009, con i militari italiani. A Kabul e poi a Herat. E mi ero poi sganciato da loro per un paio di giorni. Queste foto sono di quel viaggio

Lì abbiamo perso 53 soldati e abbiamo avuto più di 700 feriti in 20 anni di operazioni militari. Con il Cimic abbiamo realizzato decine di progetti di ricostruzione e la creazione di infrastrutture. Scuole, ponti, ospedali. Per cosa? Proprio pochi giorni fa ero riuscito ad intervistare una portavoce del movimento femminista afgano Rawa. Molto critiche sulla presenza occidentale e sul sistema endemico di corruzione dilagante nel paese in questi anni ma nello stesso tempo preoccupate per una vittoria talebana. Che fine faranno le poche conquiste fatte dalle donne afgane?

Gli Usa in testa e poi la Nato hanno abbandonato un popolo al suo destino. Il mondo jihadista radicale canta vittoria. La propaganda viaggia più veloce della realtà. E la propaganda dice che l’Occidente si può sconfiggere con le armi.

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