Il silenzio è solo un fischio. Quando siamo in completo silenzio, quel fischio rimane e così il nostro senso di equilibrio.
Nelle camere anecoiche viene simulata l’assenza di suono. Quel fischio che hai nelle orecchie, scompare. L’artificiale cancellazione di qualsiasi forma sonora, e quindi anche del rumore del silenzio, elimina i sistemi di orientamento istintivi. In sostanza, manca il tuo equilibrio. Il senso dello spazio.
Ho visto il dolore. Era il fondo dell’inferno, l’ultima porta. Mi sono venuti in mente i quadri di Hieronymus Bosch. I diavoli sono atterrati vomitando schegge di acciaio, torturando corpi e volti. Creando ghigni e maschere di carne. Strappando, sagomando, molando, fresando corpi, esseri umani, animali. Non è un quadro però questo, è reale e si chiama Kramatorsk. È ciò di cui si sono riempiti i miei occhi.
Ora sono cieco.
Dolore sordo. Intramuscolare, profondo. Non è il rumore di una lacerazione. Di un cuore che si spezza. Non è un urlo o un lamento. Il rumore ha diversi colori. Il silenzio è solo un fischio. Quello vero, assoluto, esiste solo per i morti. Quando muori, quel fischio scompare.
Ho provato il silenzio dei morti. I miei occhi sono svuotati. Sono seduto su una panchina e davanti a me ho pozze di sangue rappreso. Ciocche di capelli e pezzetti di cranio. Il sangue rosso, sotto il sole del giorno seguente, ha un odore forte, mi ricorda altri luoghi, altri cadaveri. Ma è tutto diverso qui. L’onda emotiva che mi ha investito appena sceso dalla macchina. Il vortice di impotenza, in ginocchio, il sangue di lei sulla mano. In questa stazione il silenzio è assoluto adesso. Le mie orecchie non sentono. Una parte di me è rimasta a terra, insieme agli altri.
Il silenzio veramente completo non esiste in presenza di un’atmosfera. Esiste però il silenzio della morte. Ed esiste il tuo silenzio interiore. E a volte sono simili.